Si potrebbe definire la conseguenza di un attacco di panico per eccesso di felicità il nuovo album del pianista Giovanni Allevi, "Joy", una sorta di inno alla vita e alla sua quotidianità.
"Il disco è nato un anno e mezzo fa su un'ambulanza, appena rientrato dal tour in Cina", racconta in un'intervista a Reuters il compositore 37enne ascolano, spiegando di aver avuto a Milano il suo "primo attacco di panico per eccesso di gioia, ripensando a tutto quello che di bello mi stava accadendo".
"Poco dopo mi sono ritrovato dentro un'ambulanza, con il timore di non poter più esserci a distanza di 10 minuti e dal finestrino guardando la città ho sentito una sorta di nostalgia per la quotidianità ... è venuta a trovarmi nella testa una melodia dolcissima, che io ho chiamato 'panic'", spiega ancora, referendosi al primo brano del nuovo album.
"Lì ho fatto una sorta di giuramento: che se fossi sopravvissuto avrei dedicato ogni secondo della mia vita alla musica e alla celebrazione della quotidianità della mia vita".
Così è nato "Joy", 12 brani per pianoforte in uscita il 29 settembre, "ognuno conseguenza del precedente", posizionati "in ordine sia logico che cronologico di composizione" e realizzati in cinque giorni.
"Sono affezionato a tutti, ma quello che sento più vicino è il terzo, 'Downtown', una fotografia del cuore pulsante della città e dell'umanità, che tutti i giorni esce per inseguire il suo sogno... Io mi sento parte di questa umanità dispersa", racconta ancora il pianista, che negli ultimi anni -- dopo essere stato scoperto da Jovanotti, che ha prodotto il suo primo disco "13 dita" nel '97 -- ha riscosso un notevolissimo successo in Italia ma soprattutto all'estero, tra Stati Uniti, Cina ed Europa e concerti tutto esaurito in quel tempio della musica jazz che è il Blue Note di New York.
"Quando ho suonato a NY ho pensato che quando uno crede fortemente in un sogno alla fine questo si avvera...E' stata la mia grande riscossa".
CON IL PIANOFORTE UN RAPPORTO DI "AMORE E DESIDERIO"
Diplomato con il massimo dei voti in pianoforte al conservatorio e laureato in filosofia, Allevi è senza dubbio un musicista sui generis, che sin da bambino ha trascorso immerso nella musica classica ma che, pianista, si esercita senza lo strumento.
"Quando sei anni fa sono venuto a Milano per inseguire il mio sogno abitavo in un bilocale talmente piccolo che per avere un pianoforte avrei dovuto rinunciare al tavolo o al letto", racconta ancora.
"Così, studio con procedimenti di concentrazione e ripasso con la mente i movimenti delle dita sul pianoforte, che tocco solo in concerto e con cui ho rapporto di amore e desiderio totale...Ci parlo e gli dico sempre di fare il bravo", spiega, convinto che occorra stare anche "un po' lontani dalla tastiera, perché altrimenti c'è il rischio che la manualità prenda il sopravvento sulla fantasia".
Non si preoccupa di come "Joy" sarà accolto dal pubblico ("un concetto che ancora mi è estraneo", dice), ma vive costantemente nell'ansia "per natura".
"Il consenso del pubblico è una realtà nuova per me, che per 15 anni ho fatto concerti di pianoforte davanti a poche decine di persone dormendo sulle panchine delle stazioni pur di farli".
Certamente è soddisfatto di quanto ottenuto finora, anche se non gli piace "la parola carriera, perché non ho mai pensato in questi termini a quello che faccio, che realizzo con forte slancio poetico".
"Ma fino ad ora sento di aver ricevuto molto di più di quanto ho dato ... Se dovessi fare quattro chiacchiere con San Pietro gli direi che mi sento un po' in debito...anche se poi, alla fine di un concerto, non sono mai davvero soddisfatto di quello che ho fatto".
E ora si prepara anche a realizzare la sua prima colonna sonora -- per piano solo -- per una pellicola che parteciperà al prossimo Festival di Berlino.
"In passato ho detto che non avrei mai fatto colonne sonore per film, perché penso che la musica abbia una sua struttura logica che non mi piace piegare ad esigenze esterne", racconta.
"Ma me lo ha chiesto insistentemente una giovane produttrice indipendente e ho accettato di imbarcarmi in questo film, che racconta la storia di un musicista". Niente recitazione però per lui per il momento, anche se negli Stati Uniti gli hanno proposto di fare l'attore in un film: "Sono troppo timido e senza il pianoforte non potrei mai stare su un palco".
"Il disco è nato un anno e mezzo fa su un'ambulanza, appena rientrato dal tour in Cina", racconta in un'intervista a Reuters il compositore 37enne ascolano, spiegando di aver avuto a Milano il suo "primo attacco di panico per eccesso di gioia, ripensando a tutto quello che di bello mi stava accadendo".
"Poco dopo mi sono ritrovato dentro un'ambulanza, con il timore di non poter più esserci a distanza di 10 minuti e dal finestrino guardando la città ho sentito una sorta di nostalgia per la quotidianità ... è venuta a trovarmi nella testa una melodia dolcissima, che io ho chiamato 'panic'", spiega ancora, referendosi al primo brano del nuovo album.
"Lì ho fatto una sorta di giuramento: che se fossi sopravvissuto avrei dedicato ogni secondo della mia vita alla musica e alla celebrazione della quotidianità della mia vita".
Così è nato "Joy", 12 brani per pianoforte in uscita il 29 settembre, "ognuno conseguenza del precedente", posizionati "in ordine sia logico che cronologico di composizione" e realizzati in cinque giorni.
"Sono affezionato a tutti, ma quello che sento più vicino è il terzo, 'Downtown', una fotografia del cuore pulsante della città e dell'umanità, che tutti i giorni esce per inseguire il suo sogno... Io mi sento parte di questa umanità dispersa", racconta ancora il pianista, che negli ultimi anni -- dopo essere stato scoperto da Jovanotti, che ha prodotto il suo primo disco "13 dita" nel '97 -- ha riscosso un notevolissimo successo in Italia ma soprattutto all'estero, tra Stati Uniti, Cina ed Europa e concerti tutto esaurito in quel tempio della musica jazz che è il Blue Note di New York.
"Quando ho suonato a NY ho pensato che quando uno crede fortemente in un sogno alla fine questo si avvera...E' stata la mia grande riscossa".
CON IL PIANOFORTE UN RAPPORTO DI "AMORE E DESIDERIO"
Diplomato con il massimo dei voti in pianoforte al conservatorio e laureato in filosofia, Allevi è senza dubbio un musicista sui generis, che sin da bambino ha trascorso immerso nella musica classica ma che, pianista, si esercita senza lo strumento.
"Quando sei anni fa sono venuto a Milano per inseguire il mio sogno abitavo in un bilocale talmente piccolo che per avere un pianoforte avrei dovuto rinunciare al tavolo o al letto", racconta ancora.
"Così, studio con procedimenti di concentrazione e ripasso con la mente i movimenti delle dita sul pianoforte, che tocco solo in concerto e con cui ho rapporto di amore e desiderio totale...Ci parlo e gli dico sempre di fare il bravo", spiega, convinto che occorra stare anche "un po' lontani dalla tastiera, perché altrimenti c'è il rischio che la manualità prenda il sopravvento sulla fantasia".
Non si preoccupa di come "Joy" sarà accolto dal pubblico ("un concetto che ancora mi è estraneo", dice), ma vive costantemente nell'ansia "per natura".
"Il consenso del pubblico è una realtà nuova per me, che per 15 anni ho fatto concerti di pianoforte davanti a poche decine di persone dormendo sulle panchine delle stazioni pur di farli".
Certamente è soddisfatto di quanto ottenuto finora, anche se non gli piace "la parola carriera, perché non ho mai pensato in questi termini a quello che faccio, che realizzo con forte slancio poetico".
"Ma fino ad ora sento di aver ricevuto molto di più di quanto ho dato ... Se dovessi fare quattro chiacchiere con San Pietro gli direi che mi sento un po' in debito...anche se poi, alla fine di un concerto, non sono mai davvero soddisfatto di quello che ho fatto".
E ora si prepara anche a realizzare la sua prima colonna sonora -- per piano solo -- per una pellicola che parteciperà al prossimo Festival di Berlino.
"In passato ho detto che non avrei mai fatto colonne sonore per film, perché penso che la musica abbia una sua struttura logica che non mi piace piegare ad esigenze esterne", racconta.
"Ma me lo ha chiesto insistentemente una giovane produttrice indipendente e ho accettato di imbarcarmi in questo film, che racconta la storia di un musicista". Niente recitazione però per lui per il momento, anche se negli Stati Uniti gli hanno proposto di fare l'attore in un film: "Sono troppo timido e senza il pianoforte non potrei mai stare su un palco".